Piazza Ugo Angelo Canello

Guia è dal 1929 una frazione di Valdobbiadene, dopo aver appartenuto per più di 100 anni all’ex comune di San Pietro di Barbozza. In precedenza, il villaggio ha goduto per secoli di maggiore autonomia. Un tempo, in realtà, si trattava di due comunità, Guia e Guietta, divise dal torrente Raboso, che già attorno al Mille era considerato un confine, ricordato in un diploma dell’imperatore Ottone II (980). Fino alla nascita dei comuni di tipo moderno sotto Napoleone nel 1805, Guia e Guietta hanno avuto due amministrazioni indipendenti, ognuna con a capo un meriga (dal latino maior). I rappresentanti dei due villaggi e degli altri della Valdobbiadene hanno “governato” per secoli anche l’ospedale di San Prosdocimo, dopo che esso fu sottratto all’amministrazione ecclesiastica.
Guia è anche una parrocchia nella diocesi di Padova. La chiesa di San Giacomo Maggiore esisteva già nel ‘300, era una cappella della pieve di Santa Maria di Martignago (o Valdobbiadene) e alla fine di quel secolo il suo rettore aveva le prerogative di un parroco. La sua giurisdizione comprendeva anche il vicino villaggio di Santo Stefano.
Guietta apparteneva ad un’altra pieve, Santa Maria di Selva (Col San Martino), e addirittura ad un’altra diocesi, Ceneda (oggi Vittorio Veneto). Data la distanza con la chiesa pievana, alla metà del ‘400 il vescovo di Ceneda era solito affidare Guietta al parroco di San Giacomo di Guia. In quegli anni fu costruita anche la chiesetta di San Sebastiano (più nota come San Rocco) nel Colmello del Col. In seguito sorsero anche Sant’Antonio da Padova (fine ‘600) e Santa Filomena (inizi ‘800). Fra 1475 e 1488, peraltro, forse senza sanzioni ufficiali, Guietta entrò di fatto a far parte della diocesi di Padova, da cui dipendeva il sacerdote che si curava dei suoi abitanti, cioè quello di Guia.
Nel 1674 il grande vescovo Gregorio Barbarigo (canonizzato nel 1960) diede anche a Santo Stefano un proprio parroco. L’antica unicità della cura d’anime è ancora ricordata nelle denominazioni ufficiali canoniche delle due parrocchie: non “Guia” e “Santo Stefano”, ma “Guia San Giacomo” e “Guia Santo Stefano”.
L’attuale chiesa parrocchiale di Guia, mai terminata, fu costruita negli anni 1829/1853, in mezzo a grandi difficoltà. La tradizione paesana parla perfino di un intervento di Antonio Canova, che fu spesso a Valdobbiadene. Anche la costruzione dell’attuale campanile fu contrassegnata da varie complicazioni, ed esso fu terminato solo nel 1972.
Sotto il cornicione della chiesa una iscrizione ricorda ancora le “oblazioni” dei parrocchiani. Il rapporto di Guia con la sua chiesa, centro e nucleo fondante della comunità, fu sempre molto stretto. In passato, due famiglie benestanti diedero vita a istituzioni con scopi in tutto o in parte pastorali o caritativi: la “Mansioneria Frare”, un ricco beneficio per un sacerdote che coadiuvasse il parroco celebrando fra l’altro la “Messa prima” della domenica mattina, e il “Legato Cesco”, dotato di immobili e risorse finanziarie per il ricovero e la cura dei poveri del paese.
 

 

 

UGO ANGELO CANELLO
(l’inizio della filologia romanza in Italia)

Angelo Canello, insigne linguista e filologo, è originario di Guia di Valdobbiadene. Nasce il 21 giugno 1848 da Luigi e Regina Pinazza. La sua è una famiglia umile e numerosa: vi respira regole e disciplina, ma anche amore e devozione. Frequenta il ginnasio nel Seminario vescovile di Ceneda di Vittorio Veneto. Come il fratello Pietro avrebbe dovuto farsi prete ma la sua vocazione laica e le inclinazioni liberali lo inducono presto a svestire la tonaca, opponendosi al volere dei genitori, per intraprendere l’impervia strada dello studente-lavoratore.
La formazione
All’Università di Padova si iscrive alla facoltà di Medicina, lasciandola un anno più tardi per quella di Lettere e Filosofia; Pietro, sacerdote e già docente, contribuisce economicamente agli studi del fratello fino alla sua laurea, conseguita nel 1869, appena ventunenne.
Grazie a una borsa di studio del governo austriaco, Angelo, che al proprio nome di battesimo decide di aggiungere quello del grande e prediletto poeta Ugo Foscolo, frequenta a Bonn i corsi di Friedrich Christian Diez, massimo studioso dell’epoca di filologia romanza, al quale si ispirerà, che citerà ripetutamente nei suoi saggi e che, fra l’altro, gli fornirà gli stimoli e gli strumenti necessari per ampliare e approfondire la conoscenza della lingua e della cultura tedesca.
Nel 1872, mentre per mantenersi insegna al Collegio Camerini di Padova, Ugo Angelo consegue il titolo di docente privato in Filologia romanza e avvia i primi studi sul polimorfismo delle derivazioni dal latino in italiano con un corso gratuito, manifestando di aderire ai principi della linguistica storico-comparativa, di cui pubblica importanti saggi, specie nella Rivista Europea e in quella di Filologia romanza.
Dopo aver insegnato Lingua e Letteratura tedesca presso l’Accademia scientifico-letteraria di Milano e aver rifuitato una nomina all’Università di Graz, Canello torna a Padova per accettare l’incarico di docente di Storia comparata delle letterature neolatine, insegnamento instituito dopo la Riforma la Riforma Bonghi anche nell’ateneo veneto. Finalmente, nel 1882, giunge all’acme delle sue aspirazioni con la nomina a professore ordinario.
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